E’ esperienza piuttosto diffusa che la noia possa indurre una persona ad aprire il frigorifero o la dispensa della cucina e ad assumere cibi di varia natura, per lo più quelli altamente calorici, che perciò vengono definiti cibi confortanti (o comfort food). Nella letteratura scientifica questo comportamento viene definito fame nervosa (o emotional eating). E’ una forma di alimentazione che nasce allo scopo di placare un proprio stato emotivo negativo. Mangiare cibi dolci, grassi o ricchi di carboidrati, indiscutibilmente fa migliorare l’umore nel breve termine, ma il miglioramento è temporaneo e per di più costoso, soprattutto quando questo comportamento diventa abitudinario, poiché possono esserci ripercussioni sulla salute, dovute principalmente all’aumento di peso che si instaura nel lungo termine, e al quale il più delle volte si tende a porre rimedio con diete fai da te nel tentativo di perdere peso.
Lo stress è uno dei più probabili fattori scatenanti della fame nervosa e per questo motivo in alcuni individui essa potrebbe essersi affacciata per la prima volta o accentuata enormemente proprio a seguito del diffondersi del coronavirus, in particolare durante il lockdown che è stato accompagnato da un certo isolamento sociale e da emozioni negative di varia natura.