Con il termine parenting gli anglosassoni definiscono l’insieme delle competenze necessarie per prendersi cura del proprio figlio dall’infanzia all’età adulta promuovendone lo sviluppo fisico, emotivo, intellettivo e sociale. Nel nostro paese più semplicemente parliamo di mestiere” di genitore. Che lo si chiami in un modo o nell’altro di fatto il ruolo di genitore è forse uno dei più difficili da interpretare, perché non si può apprendere sui libri di scuola in quanto non esistono regole universali su come prendersi cura dei propri figli.
Ogni genitore interpreta il ruolo in modo del tutto soggettivo; sono la storia individuale e familiare, l’educazione ricevuta e le diverse esperienze a determinare le differenze nelle competenze genitoriali. L’approccio dei genitori, dunque, è estremamente diverso: diversi sono gli atteggiamenti, le credenze e le abitudini di base; diversa la qualità e la quantità di tempo trascorso con i figli, il modo d’interagire e di dialogare; diversa la capacità di rispondere ai bisogni fisici e psicologici del figlio. Inoltre, uno stesso atteggiamento educativo da parte del genitore può produrre effetti anche molto diversi su figli dotati di temperamenti diversi. Anche se ogni individuo ha un approccio suo caratteristico, i genitori possono essere classificati come appartenenti ad uno di questi tre stili educativi:
• l’autoritario
• il permissivo/lassista
• il trascurante/rifiutante
• l’autorevole.
Ogni tipologia di stile può essere letta attraverso le seguenti dimensioni: controllo, affetto e comunicazione. Uno stile genitoriale efficace è in equilibrio tra le dimensioni dell’elevata accettazione (affetto) e di un alto controllo (richiesta di disciplina) del figlio. Se un genitore dice sempre “sì” (elevata accettazione – scarso controllo) creerà un onnipotente incapace di tollerare le frustrazioni. Se, viceversa, dice sempre “no” (bassa accettazione – alto controllo) creerà un infelice incapace di provare piacere e gioia.
Lo stile autoritario si caratterizza per l’elevato controllo e la scarsa accettazione del bambino. Questo stile è caratteristico di quei genitori che impongono regole senza alcuna spiegazione, che frequentemente alzano la voce e perdono la pazienza; non accettano di essere contraddetti ed eventuali trasgressioni vengono punite severamente. Le regole sono rigide e immodificabili. Crescere in un ambiente così rigido impedisce al bambino di sperimentare sbagliando e di comprendere il valore delle regole. Questi bambini solitamente mostrano una scarsa stima di sé e delle proprie capacità e tendono ad assecondare passivamente il volere degli altri. Nella famiglia autoritaria i figli, pur essendo rispettosi ed obbedienti, non interiorizzano regole e norme di condotta a causa del modello d’insegnamento basato esclusivamente sulla forza del potere genitoriale; la loro obbedienza è dovuta al timore per le punizioni ed in assenza dei genitori tendono ad oltrepassare i limiti.
Lo stile permissivo/lassista è caratterizzato da un’elevata accettazione ed uno scarso controllo. Questo stile è tipico dei genitori che tendono a non impartire regole e punizioni o quando lo fanno le regole non sono mai chiare e coerenti; in un certo senso lasciano i figli regolarsi da soli. La mancanza di regole solitamente ingenera confusione e angosce; i figli di genitori che non esercitano la loro autorità non possono far affidamento su una guida sicura ed è possibile che da adolescenti sviluppino comportamenti di tipo antisociale.
Lo stile trascurante/rifiutante è caratterizzato da scarsa accettazione e scarso controllo. Un genitore con questo stile denota un totale disimpegno nella relazione educativa: non controlla i figli, non chiede loro nulla, fornisce pochi strumenti di comprensione del mondo e delle regole, non sostiene né dà affetto, non sente responsabilità educative, si preoccupa esclusivamente delle proprie attività, evita la comunicazione a due vie e non tiene conto delle opinioni e dei sentimenti del bambino.
In questo caso, un figlio potrebbe essere a rischio di comportamenti devianti: scarso controllo su impulsi ed emozioni, assunzione di droghe e carente interesse per la scuola (tendenza a fare assenze ingiustificate o ad isolarsi, avere difficoltà di concentrazione).
Lo stile autorevole si caratterizza per un’elevata accettazione ed un elevato controllo. Questo stile è quello più consono ad una buona educazione del bambino. I genitori autorevoli sono in grado di fornire al bambino regole chiare e coerenti e di spiegare il perché di eventuali divieti e proibizioni; accettano la negoziazione e sono pronti a mettere in discussione il proprio parere: le regole sono chiare e accessibili e allo stesso tempo possono essere modificate se ci sono valide motivazioni. I figli presentano più spesso una buona fiducia in sé, oltre a buoni livelli di autostima, maturità, responsabilità, competenza sociale e autonomia; inoltre mostrano rapporti positivi con gli altri ed un buon dialogo con i genitori.
Poiché ogni genitore ha un suo proprio stile educativo, l’insorgenza di problemi è più frequente nelle famiglie in cui si incontrano genitori con stili opposti quali sono l’autoritario ed il permissivo/lassista.
Il genitore perfetto non esiste, ma sicuramente esistono genitori più attenti e rispondenti ai bisogni dei propri figli. Per un genitore è di fondamentale importanza riuscire a favorire nel figlio non solo una crescita adeguata sul piano:
• fisico
assicurandogli il nutrimento più adeguato;
tutelando la sua salute;
fornendogli la giusta protezione;
• emotivo
stimolando in lui lo sviluppo di una buona autostima;
dandogli fiducia;
mostrandogli attenzione;
essendo disponibile a risolvere insieme a lui le eventuali difficoltà;
aiutandolo a descrivere e gestire le proprie emozioni;
• intellettivo
facendogli sviluppare le abilità di lettura, scrittura e calcolo matematico;
supportandolo negli apprendimenti scolastici;
insegnandogli nuove abilità;
• sociale
favorendo in lui lo sviluppo di un senso morale, aiutandolo a costruirsi un sistema di valori, principi e regole socialmente accettabili;
stimolando in lui la comprensione e l’aiuto degli altri.
Madre e padre rappresentano per i figli un modello a cui ispirarsi, sia pure inconsapevolmente. Non è infrequente, infatti, verificare come ragazzi i quali durante l’adolescenza hanno apertamente contestato il modo di fare del proprio genitore, da adulti manifestino né più né meno lo stesso atteggiamento educativo nei confronti dei propri figli.
Un genitore autorevole ha le idee ben chiare sul tipo di disciplina, cioè sulle regole, da impartire per cui:
• controlla il figlio e richiede risultati;
• rispetta i desideri del figlio;
• favorisce gli scambi verbali, sollecitando l’espressione delle opinioni e dei sentimenti del figlio (principio di reciprocità);
• manifesta affetto e calore nei confronti del figlio;
• non si sente a disagio nel mostrare i suoi sentimenti in modo autentico;
• si aspetta che il figlio si comporti intellettualmente e socialmente a livelli coerenti con la sua età e le sue capacità;
• dà spiegazioni per le decisioni che assume;
• si interroga circa i messaggi veicolati da taluni comportamenti;
• accetta incondizionatamente il figlio, ma non sempre approva i suoi comportamenti;
• ascolta il figlio con empatia valorizzando le sue parole, i suoi sentimenti, le sue esperienze e senza sostituirsi a lui, manifesta stima e fiducia verso sé e verso il figlio;
• sa essere assertivo.
Il figlio, in tal caso, potrebbe dimostrarsi competente, interessato, indipendente, assertivo, propositivo, amichevole con i coetanei, cooperativo con i genitori, motivato nei confronti dei risultati da raggiungere; potrebbe avere più possibilità di sviluppare un senso critico, una buona autostima, un senso di sicurezza e buone capacità di adattamento.
Lo stile autorevole è pertanto correlato ad esiti sociali più adattivi, e inoltre, pone l’accento sull’importanza di dare dei limiti, attraverso le regole, al figlio. I limiti aiutano a sviluppare le proprie risorse e a tollerare la frustrazione. Il genitore che, con le migliori intenzioni, cerca di risparmiare al figlio qualsiasi sofferenza, potrebbe privarlo dell’opportunità di sviluppare degli strumenti per far fronte alle difficoltà (resilienza). E’ importante, infatti, che i bambini abbiano una visione realistica di quello che possono/riescono e non possono/non riescono fare. La frustrazione stimola il bambino a fare uso delle proprie risorse, purché naturalmente il “no” sia ragionevole e non generi disperazione.
Il sentirsi dire di “no” da parte di genitori autorevoli, permette al figlio di sentire il limite senza aver paura che il rapporto venga pregiudicato. La capacità del genitore di “dire di no”, insegnerà al figlio il coraggio di “dire di no” a sua vola, a richieste che considerano sbagliate, inopportune, scorrette, generando in lui una capacità di auto protezione.
Dare limiti con uno stile autorevole significa esprimere le regole, utilizzando una comunicazione chiara e precisa:
– attraverso un elenco di priorità e di flessibilità e che ne contenga un numero limitato;
– in modo prevalentemente positivo, dando meno divieti (“Non…”) e più permessi (“Puoi…”), dato che i divieti espressi al negativo innescano maggiormente la dinamica della “tentazione”;
– con dolcezza, fermezza e sintesi, senza attribuzioni negative sul bambino (“Sei il solito…assomigli proprio a…) e solo contenendo le informazioni pertinenti;
– fornendo indicazioni concrete e non concetti astratti, ad esempio, “Devi essere più buono… cosa significa BONTA’? “Essere buono significa prestare i giochi…” – “Rispetta la nonna… cosa significa RISPETTO? “Quando arriva la nonna, aprile la porta e falla accomodare…” – “Tieni in ordine la stanza… cosa significa ORDINE? “Quando hai finito di giocare, metti le macchinine nel contenitore verde…”;
– nei momenti piacevoli, quando si sta bene e non solo quando c’è un comportamento negativo, che rende la percezione della regola sempre sgradevole;
– con coerenza, nonostante gli stili diversi dei genitori (al di là delle differenze individuali tra mamma e papà, ogni famiglia dovrebbe avere una serie di regole definite in modo chiaro e a cui tutti i membri si riferiscono).