Penso di essere depresso, da dove mi conviene cominciare?
Il primo passo è senz’altro quello di parlarne con il medico di famiglia. Insieme a lui si può cercare di decifrare il significato dei segnali che l’organismo sta inviando, e quindi capire se si tratta effettivamente di depressione, oltre a escludere altre possibili cause. Dopo la valutazione iniziale, il medico di famiglia di solito indirizza allo psicoterapeuta, che può essere uno psicologo o uno psichiatra, per una diagnosi corretta e un trattamento adeguato. Una delle opzione da considerare, dopo la valutazione da parte del medico di famiglia, può anche essere quella di affrontare una terapia online.

E’ vero che oggi ci sono molte più persone depresse che nel passato?
Questa è una domanda semplice che, però, richiede una risposta non altrettanto semplice. E’ vero che la depressione risulta essere abbastanza diffusa nella popolazione generale; una stima attendibile dice che il 20% delle persone, almeno una volta nella propria vita, sperimenta una condizione di depressione. Tuttavia, se è vero che la ricerca documenta un aumento nel numero dei nuovi casi di depressione e del numero di prescrizioni per antidepressivi, non è stato ancora chiarito se ciò derivi da un effettivo aumento del numero di persone che vanno incontro a depressione a causa del logorio della vita moderna, o se piuttosto sia solo frutto di una maggiore consapevolezza e capacità di riconoscimento della depressione come un disturbo mentale.

Il dolore che si prova a seguito di un lutto non è depressione?
Il dolore psichico che fa seguito ad un lutto è una reazione naturale alla perdita di una relazione importante. Negli esseri umani, i legami affettivi si sviluppano precocemente (praticamente alla nascita), sono forti e spesso influenzano le decisioni importanti della vita. Quando si perde una relazione significativa, è assolutamente naturale provare tristezza o altri sintomi che sono tipici della depressione, come perdita di appetito e sonno disturbato. Infatti, gli studi dicono che circa il 30% delle persone che hanno subito una perdita significativa presenta questi sintomi per diversi mesi dopo la perdita (generalmente si attenuano fino a sparire nel giro di sei/otto mesi).
Sebbene entrambe le condizioni possano includere umore depresso, perdita di appetito, disturbi del sonno e riduzione di energia, le persone con una depressione vera e propria, però, solitamente avvertono un senso di inutilità, un senso di colpa e/o hanno una bassa autostima che non sono comuni nelle reazioni di dolore per la perdita di persone care.
In alcuni individui, è possibile che una reazione al dolore si trasformi in depressione grave. Infatti, si sa che circa il 15% delle persone che hanno subito un lutto, tende a sviluppare una depressione grave, entro l’anno successivo alla perdita.

Quando la depressione può essere considerata una reazione normale e quando, invece, è una depressione da curare?
A chiunque capita di sperimentare un giorno in cui si sente particolarmente triste, ma il sentimento dura poco ed è di carattere transitorio, tanto che a distanza di qualche ora o di giorni, la persona prova lo stesso piacere di sempre nel fare le cose; così come può capitare di provare un sentimento simile a seguito della rottura di una relazione sentimentale o di altri eventi particolarmente spiacevoli e che questo duri per diversi giorni, ma senza pregiudicare il normale funzionamento nella vita quotidiana. Situazioni occasionali come queste fanno parte della nostra esistenza e non sono certo classificabili come depressione patologica. Per poter fare una diagnosi di depressione è necessario che i sintomi siano molto intensi, presenti praticamente tutto il giorno e per un periodo piuttosto prolungato di tempo.

Come reagisce la maggior parte delle persone quando gli viene diagnosticata una depressione?
Per alcune persone, arrivare ad una diagnosi definitiva può rappresentare un sollievo, per altri invece è uno shock terribile perché subentra la vergogna per avere ricevuto la diagnosi di un disturbo mentale. Entrambe le reazioni sono normali.
Anche quando si riceve e si accetta la diagnosi definitiva, tuttavia, possono subentrare preoccupazioni circa alcune incognite (il decorso e gli esiti) del disturbo, o anche sulle possibili ripercussioni su lavoro e famiglia. Non è insolito che queste preoccupazioni siano espresse sottoforma di rabbia, che finisce per rendere ancora più profonda lo stato depressivo.
Qualunque sia la reazione, è fondamentale non sentirsi mai soli, e sapere che la depressione è curabile e può avere una prognosi positiva.

Quale può essere la reazione degli altri?
Una persona che si sente affaticata e debole, due sintomi chiave della depressione, che si manifestano in assenza di altri segni evidenti di disabilità fisica, spesso vongono interpretate come scuse per evitare di impegnarsi nelle attività. Non è infrequente, perciò, che i sintomi della depressione possano essere valutati da familiari e amici, come difetti del carattere. La fatica, ad esempio, può essere interpretata come pigrizia o mancanza di iniziativa e l’umore depresso come una forma di autocommiserazione. Queste reazioni spesso inducono i pazienti a dubitare del proprio valore e l’autostima si abbassa notevolmente.
Sarebbe importante discutere di questi problemi con il terapeuta e identificare i modi più giusti per gestirli.